Quante persone soffrono di una sciatalgia ricorrente che permane nonostante le cure?
Prima di tutto chiariamo di cosa si tratta.
Quando si parla di sciatalgia si intende un dolore, solitamente associato a sensazioni sgradevoli di varia natura, che decorre lungo la faccia posteriore o postero-laterale della coscia e della gamba.
Nelle fasi acute la causa la si ritrova in un’ernia discale lombare che preme sulla radice del nervo sciatico causando l’irritazione del nervo e quindi il dolore lungo la gamba.

MA É NORMALE CHE PERMANGA DOPO UN ANNO?

Solitamente se la sciatalgia é causata da un’ernia discale si parla di un processo infiammatorio destinato, nella maggior parte dei casi, a ridursi e scomparire nell’arco temporale che va da circa 1 fino a 3 mesi.
La cura ha come obiettivo la riduzione dell’infiammazione e del dolore grazie al supporto farmacologico del caso e ad un percorso fisioterapico.
A seconda della gravità dei sintomi però durante questo periodo si potrà incorrere in deficit di forza e sensibilità che porteranno con sé uno strascico.
Basti pensare che quando si é costretti a sopportare il dolore si va a modificare inconsapevolmente la quantità di carico in appoggio sulla gamba dolente ma anche il modo di camminare.

COSA LAMENTA QUESTA PAZIENTE?

Questa paziente dopo circa 3 mesi dall’inizio della fase acuta aveva avuto una diminuzione dei sintomi tanto da poter ricominciare la sua ruotine quotidiana e il lavoro.
Non a caso infatti le era stata diagnostica una lombo-sciatalgia sinistra da ernia discale tra L5 e S1.
Si é presentata alla mia attenzione dopo circa 1 anno dall’esordio dei sintomi perché molto infastidita non tanto dal dolore lombare ma quanto più da una strana sensazione di gonfiore e bruciore dietro il ginocchio e lungo il polpaccio che la disturbava soprattutto la notte.

COSA EMERGE DALLA VALUTAZIONE

I test neurodinamici che mettono in stress il nervo sciatico non danno segni di positività.
Anche le manovre attive e passive di flessione, estensione, inclinazione e rotazione del tronco non evocano il dolore lamentato dalla paziente.
I riflessi osteotendinei risultano simmetrici.
La mobilità passiva delle articolazioni degli arti inferiori rientra nel range di normalità e non sono presenti asimmetrie.
La verifica palpatoria dello stato muscolo tensivo mostra maggior dolenzia in specifici comparti muscolari dell’arto inferiore destro, come da sovraccarico funzionale.
Andando poi a testare la forza sia con test analitici che con movimenti globali emerge una netta riduzione della forza e dell’equilibrio a carico dell’arto inferiore sinistro.
In particolare é importante segnalare la difficoltà nel portarsi sulla punta del piede sinistro staccando il tallone.
Questo esercizio inoltre evoca un fastidio nell’area che solitamente é avvertita come dolente durante le ore notturne.

MA QUINDI IL DOLORE É DOVUTO ALLA MANCANZA DI FORZA DELLA GAMBA SINISTRA?

Il vero problema in questi casi non é la mancanza di forza in senso lato ma la difficoltà di reclutamento di alcuni muscoli.
E’ come se la paziente, evitando di forzare sulla gamba dolente per molto tempo, avesse resettato gli schemi motori di attivazione dei vari camparti muscolari per eseguire il movimento globale.

QUALE STRATEGIA DI TRATTAMENTO?

L’obiettivo il miglioramento della capacità di reclutamento di alcuni ventri muscolari facenti parte del polpaccio.
Ho deciso di procedere cercando di rendere meccanicamente più libero il movimento di scivolamento delle varie strutture mio tendinee utilizzando una particolare tecnica di manipolazione fasciale.
Subito dopo ho riproposto l’esercizio di spinta sull’avampiede sinistro a ginocchio teso cercando di dare alcuni feedback interni.
Il feeback interno più semplice é stato quello di alternare l’esecuzione dello stesso esercizio prima da una parte e poi dall’altra cercando di riprodurre con la gamba sinistra la sensazione che si aveva spingendo con la destra in termini di contrazione muscolare.
All’interno del protocollo terapeutico sono stati poi inseriti esercizi più globali al fine di migliorare non solo la coordinazione intra muscolare ma anche inter muscolare facendo lavorare insieme alla caviglia anche il ginocchio e l’anca.

CONCLUSIONE

Ho cercato di rendere la spiegazione quanto più semplice e scorrevole perdendo molti aspetti tecnici.
L’obiettivo é sempre quello di spiegare alle persone che non sono del settore che molto spesso gli scenari possono cambiare e che il nostro corpo ha infinite capacità di adattamento.
La paziente in poco più di un mese é stata decisamente meglio riuscendo anche a dormire senza problemi.
NON SCORAGGIATEVI PENSANDO CHE IL DANNO STRUTTURALE CHE AVETE SUBITO VI COSTRINGERÁ A DOVER SOPPORTARE SEMPRE IL DOLORE.
A VOLTE LA SOLUZIONE É PIÚ SEMPLICE DI QUANTO SI POSSA PENSARE E RIEMERGE DA UN’ATTENTA ANALISI DEL PROBLEMA E DALLA VOSTRA FORZA DI VOLONTÁ.