Circa un mese fa è giunto alla mia attenzione un uomo di 45 anni con dolore lombare ricorrente dall’età di 22 anni. Tutto é partito da una caduta con trauma in compressione della colonna che fortunatamente non ha causato danni strutturali della stessa.

Da calciatore appassionato non ha smesso di giocare a calcio (a 11) ma il dolore é andato via via peggiorando non solo dopo gli allenamenti ma anche a riposo causando anche blocchi muscolari ricorrenti e sciatalgia. Tra i vari infortuni “minori” ha avuto molteplici distorsioni alle caviglie che si sono risolte con fisioterapia e riposo. Negli anni si é rivolto a svariati specialisti che gli hanno consigliato di sottoporsi a una risonanza magnetica.

Esito della risonanza: rettilinizzazione lombare (verticalizzazione della normale lordosi), discopatie multiple (disidratazione e riduzione dello spessore dei dischi intervertebrali) e ernia discale L5-S1.

Gli stessi specialisti, una volta terminata la fase acuta, gli hanno spiegato che con una colonna del genere sarebbe stato normale avere dolore ricorrente e gli hanno consigliato di ridurre o meglio eliminare il calcio praticando invece “pilates” e stretching.

Ma ora veniamo a noi.

QUALI SONO I SINTOMI?

Seduto alla mia scrivania mi dice che ultimamente non ha più avuto dolore a riposo (nonostante stia parecchie ore al giorno in posizione seduta) ma che quando si trova a dover passare del tempo in stazione eretta fermo o camminando (shopping) é costretto a piegarsi in avanti o sedersi a causa di un forte dolore lombare ” a fascia”. A causa dello stesso dolore non riesce a correre per più di 400 m ed é quindi stato costretto ad abbandonare il calcio a 11 ma che riesce a giocare a calcetto (in campo più piccolo) avvertendo meno dolore sia durante che a fine allenamento.

COSA CREDE?

Nel corso di questi anni é stato in cura da svariati fisioterapisti e osteopati che hanno fatto della terapia manuale e gli hanno insegnato degli esercizi per rinforzare la muscolatura del “core” (muscolatura lombo-pelvica). Mi dice chiaramente che non ha mai avuto particolari benefici é venuto da me per avere quel po’ di sollievo dall’indurimento che sente sulla schiena. Si aspetta dei massaggi e qualche esercizio per rinforzare la muscolatura del tronco. E’ convinto che con la sua schiena non possa più fare jogging e che giocare a calcetto sia una pazzia (lo fa solo perché a differenza del calcio a 11 sente meno dolore e perché non riesce a farne a meno).

COSA EMERGE DALLA VALUTAZIONE

Quando un paziente riferisce di non riuscire a camminare per medio-brevi distanze con la necessità di dover piegarsi in avanti o sedersi é fondamentale andare ad escludere eventuali problemi nervosi o vascolari. Una volta escluso quel rischio dalla valutazione dinamica é emersa la tendenza a mantenere attivata in modo alterato e fuori controllo la muscolatura degli erettori spinali con estensione dorsale e co-contrazione della parete addominale sia in stazione eretta che durante la flessione anteriore del tronco (questo alterato controllo motorio “di protezione” potrebbe essere correlato al dolore che sopraggiunge in carico e durante il cammino).

Andando poi a testare le capacità correlate alla corsa balza all’occhio una forte limitazione della “stifness” della caviglie durante i saltelli su una gamba. Per “stifness” si intende la capacità della caviglia di comportarsi come una molla garantendo un ridotto tempo di appoggio a terra, una buona altezza del salto e resistenza. Questo è un fattore di rischio per il sovraccarico delle articolazioni a monte (ginocchio-anca-bacino) con un aumento del carico impattante al suolo e una conseguente co-contrazione ” di protezione” della muscolatura del tronco.

E’ probabile che il minor dolore provato durante il calcetto possa derivare da una posizione più “favorevole” per lo schema disfunzionale del paziente. Normalmente infatti quando si é costretti ad accelerare e frenare in spazi ridotti si adotta un assetto in triplice flessione dell’arto inferiore e del rachide lombare in modo da essere più “reattivo” chiedendo un intervento maggiore da parte di quadricipite e glutei.

Al contrario quando si corre su lunghe distanze si sfrutta maggiormente il ruolo propulsivo della caviglia (che nel caso specifico é limitato). Inoltre l’assenza dell’assetto in “flessione” può favorire la comparsa dello schema motorio disfunzionale del paziente con la tendenza ad estendere il tronco e contrarre in modo eccessivo la muscolatura.

COME L’HO TRATTATO

Utilizzando la terapia manuale sono andato a migliorare la mobilità intervertebrale in flessione soprattutto a livello dorsale richiedendo una respirazione diaframmatica per incentivare il rilassamento della muscolatura del tronco e correggere la respirazione “toracica”.

Abbiamo poi impostato il training attivo per il miglioramento della forza degli arti inferiori lavorando con una gamba alla volta per eliminare le asimmetrie di carico e incentivando la flessione lombare.

La vera svolta però é stata il miglioramento della “capacità elastica” delle caviglie con specifiche esercitazioni pliometriche.

La prescrizione dell’esercizio secondo una specifica programmazione ha permesso al pazienti di tornare a correre senza dolore e giocare a calcio anche a 11.

Ma la cosa veramente più importante é che potrà accompagnare ancora la moglie a fare shopping.

A parte gli scherzi, vedere la felicità negli occhi dei pazienti che si erano ormai rassegnati é impagabile.